Ieri con il mio entusiasmo di cominciare bene le vacanze, come Dio comanda- non con aperitivi tutte le sera ma con la volontà di fare un po' di esercizio fisico tutti i giorni ( oltre lo yoga, ovviamente!) ho fatto gonfiare uno di quelli palle enorme che si trovino nelle palestre. Le mie bimbe erano molto più entusiaste di me devo dire, e si sono lanciati sopra come se si trovassero in uno di quei parchi con i giochi gonfiabili, solo gratuitamente. E già subito cominciano i litigi:
Ma adesso è tocca A ME!
No, tu l'hai avuto per molto più tempo!
Io: bimbe fate a turno
Ma lei è stata sopra per una vita!!!!
Ma non è vero!!!!!
Et. Et.
Ad un certo punto ho avuto un'idea grandiosa. Non di buttare la palla fuori dal balcone, e neanche le bimbe, ma di fateli utilizzare il timer- quella cosa che si usa per capire quando è pronto la pasta, in modo che potevano usare la palla per lo stesso esatto numero di minuti ciascuna. Geniale!
La Grande sale sopra svogliata, senza lo stessa gioia di prima - sembrava una foca ferita sopra una roccia, mente La Piccola guardava altrove con uno sguardo tra noia e "disappointment". È suonato il timer e hanno cambiato gioco.
E lì ho capito che il "efficiency" (quasi svizzero in questo caso - cavoli ero fiero di me!), è la morte del gioco e che l'assenza del gioco vuole dire smettere di essere bambini. Nel insistere in "fairness" (uguaglianza?) sono riuscita a sradicare qualsiasi elemento di divertimento dal gioco. Il gioco non era la palla in sè ma includeva il discutere, il litigare. E come ho imparato dal libro "litigare per crescere" (grazie lorella!) se non possano essere lasciati a litigare togliamo la possibilità di sviluppare la capacità di risolvere problemi.
E forse questo vale anche per noi adulti.
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