Monday, November 16, 2015

FIGLIE E DHARMA


“Rugby”.
Ecco la risposta che ho ottenuto alla tipica domanda di inizio anno scolastico: “Quindi quale attività extra scolastica ti piacerebbe fare quest’anno?”.

Niente di male nel rugby in sé. È solo che la mia figlia maggiore, dodici anni, è una di quelle creature minute come elfi, con piedini alla giapponese (misura 34!) e tratti belli e delicati (questi ultimi mi piacerebbe che restassero tali). È alta più o meno come la sua sorellina, che ha tre anni in meno. La mia Grande è piccola.


L’altra figlia, sentendo la conversazione, si unisce con un “e io voglio fare disegno”. Quest’idea potrebbe sembrare decisamente più sensata del rugby. Ma bisogna tenere in considerazione che quando si prova a chiedere alla mia Piccola di fare qualcosa in ambito creativo, artistico o di immaginazione, lei resta pietrificata – come un cervo colpito, nel buio, dagli abbaglianti di un’automobile.
“Disegna un albero!” viene accolto con orrore e leggero tremore. È un tipo emotivo – chiedile “Come stai?” e così, su due piedi, ti presenterà una dettagliata tesi sui suoi sentimenti. Solo non chiederle di disegnare o inventare qualcosa.

Ok, a ciascuno il suo Dharma – Non vorrei mai rovinare una promettente carriera nei giochi di squadra o che altro. D’altra parte…

Il motivo per cui la mia Grande voleva il rugby è perché è “diverso” (e quindi cool) e la ragione per cui la Piccola ha scelto il disegno è perché lo fa sua sorella (e quindi è anche questo cool), ignorando che la sua richiesta di passare il tempo libero dipingendo è motivata dal desiderio di vivere il Dharma di un’altra persona: sua sorella. Un’ottima ricetta per il disastro.

Nessuna delle due riconosce (e rispetta) la sua natura (detto con parole buddiste sarebbe: MOHA – che significa illusione o “ignoranza” non intesa come stupidità ma come una sorta di ottusità, di cecità che ci impedisce di seguire la nostra strada).

Tutto questo mi ha ricordato la mia devastante dose di Moha – quando, dopo la scuola superiore, ho deciso di studiare Business e Finanza. Perché? Per uscire dalla povertà improvvisa che tempo prima aveva colpito mia madre. Volevo andare lontano e volevo diventare ricca. Mi stavo auto ingannando. Non stavo affrontando la realtà e tanto meno la mia stessa natura.

Stephen Cope, in un’affascinante intervista su The Yoga Hour, dà dei suggerimenti molto interessanti su come trovare, e seguire, il proprio Dharma. Come “yogi” questo è il nostro compito principale nella vita (non gli si dà tanta importanza di questi tempi – trovare e vivere la propria vocazione è ritenuto inusuale e non necessario, un po’ eccentrico e auto indulgente: una strada certa verso l’indigenza), ma se vogliamo vivere la vita al massimo del suo potenziale, se vogliamo che la nostra vita sia profondamente soddisfacente e felice, dobbiamo iniziare a scavare in profondità alla ricerca di questo tesoro. Come yogi, seguire il Dharma dovrebbe essere piuttosto in alto nella nostra lista di priorità.

Stephen Cope dice tre cose che mi hanno aperto gli occhi sul Dharma:

1.Spesso abbiamo un’idea esagerata di che cosa sia il nostro Dharma (il che lo fa sembrare totalmente irraggiungibile) – dice: “non dobbiamo lasciare il nostro lavoro di assicuratori per andare a dipingere a Parigi”. Probabilmente la nostra strada è molto meno scintillante.
Ancora meglio:

2.È molto probabile che il nostro Dharma sia già da qualche parte nelle nostre vite, è VICINO. Si tratta solo di identificarlo e dirigere lì le nostre energie per permettergli di crescere.

3.L’universo ha modi misteriosi di orientarci verso il nostro Dharma – alcune porte iniziano ad aprirsi quando ci rivolgiamo nella giusta direzione, mentre potremmo trovare delle porte chiuse quando… stiamo per iniziare un corso di rugby.

Compiti yogici:
Se siete come me, probabilmente non siete così bravi nel giudicare i vostri doni o talenti; chiedete a qualcuno con cui avete una particolare sintonia emotiva di fare il lavoro per voi: moglie/ marito/ miglior amico/ vicino/ padre/ insegnante ecc. Qualcuno che stimate e che vi conosce bene. Quali sono i vostri doni e talenti secondo lui? E ora meravigliatevi e riflettete.
Nel farlo state compiendo il primo importante passo verso (il trovare) il vostro Dharma.



Grazie alla mia traduttrice Chiara Frassi: appassionata di storie e scrittura, scopre lo yoga con Tess Privett nel 2010 e inizia il percorso come insegnante con Maurizio Morelli nel 2014. Insegna anche a Lotus Pocus e offre lezioni private.Crede che lo yoga sia una magia naturale, che migliora la vita delle persone con semplicità: nelle sue lezioni cerca di trasmettere questa magia raccontandola con la pratica, il respiro e la condivisione di esperienze.Per lezioni:  cfrassi@gmail.com


Tuesday, November 10, 2015

The Essential vs. the Important: ideas for the procrastinator




Here's a scene (luckily not a typical one) from one of my evenings at home with the family last week.

It's late. 
I walk in. 
Mess everywhere.
kids on devices.
Hubby on sofa. 
Remains of breakfast on the table.
Unfinished homework on the table.
Dinner decidedly NOT on the table. 


I flip. Ok I don't go ballistic  because I just don't…rarely anyway. But I did feel angry and I did let it be known. Snide comments did in fact ensue, followed by feelings of guilt afterwards (mine - I hasten to add). 

In hind sight what I realized is that I wasn't actually (only) angry at hubby's total lack of concern for dinner uncooked,  nor the post-bomb explosion  aesthetic of the living room/kitchen, but I was mostly angry at myself. I had spent the entire day running around in headless-chicken-mode doing a 1000 important tasks and….I hadn't done anything essential. I felt frustrated and this caused a certain snapping of straws.

An ESSENTIAL task for me means one which has  long term impact either specifically or on life in general:
Physical (ex. running) 
mental  (ex. meditation) 
or in life in general  (ex. getting my book written and on the road to being published, yoga).


"Essential" means  something that promotes my well-being. Answering work emails,  getting lunch on the table for one daughter, a halloween costume for the other, although important are NOT  essential.
I feel crabby when I leave out the essentials. And worse, I don't feel wildly satisfied when I get the important things done either - at best I feel relieved. And usually exhausted. 

When I leave out the essentials I don't get violent,  I don't get a nervous tic, I don't go for the drinks cabinet  but I do get unbearable and impatient. Towards myself first and foremost. This,  as an aspiring yogi,  is annoying: I don't mind having difficult emotions, I do mind a lot when they dictate my behavior. 

According to Shoma Morita a Japanese psychiatrist (a contemporary of Freud) ,  nervous anxiety disorders  (and here I would add "anger") cannot be successfully "dominated". He started a mental health movement called "Morita therapy" which is based on the curative, medicinal power of action. Focusing on what needs to be done, and doing so  to the best of our ability he found,  was far more effective in alleviating mental and physical symptoms of inward stress.


Patricia Ryan of "Improv. wisdom" in her wonderful book on maxims for improvisation actors (and I believe that as yogis we are improv actors of a sort, not on the stage but in life itself) suggests that before  the show begins behind the scenes  "there are no huddles in the back room. Motivation is not required. Good intentions, beliefs, resolutions, even promises don't matter. Action does."

And the same goes for us yogis. Forget the ethical pros and cons, the whys and the why nots,   remember the essential - and get on with it. 

How do we get things done when the procrastinator  in us raises its ugly head? ? Well, here's a few things I try to put into practice:

 - I  filter my "to-do-list " for my essentials 
 - I figure out of those which is most  important for me and my well-being.   
- I do at least one of the filtered items FIRST THING. For me that means getting up at 06.30.  
- Routine is also a great help. I set out the objects  I need for my task the day before,  if possible for example:  lay out my running clothes, get out my meditation cushion, find my writing "bibles" my Pilot Shaker pencil and note books so everything is ready for action.  It works (usually). 
- I sometimes  write a vague list/mind-map of the things I hope to get done the day before  - this is always a great help, but I confess I often forget to do it. 



There is a mudra which focuses too on the ability to take action, the "Just do it" of the Mudra world:  Vajra Mudra. Great if you are feeling sloth-like, if you lack concentration and motivation. Gertrud Hirischi suggests doing it for 5 minutes three times a day. 
Press thumb against the side of the index finger

My hubby has another method. The "One-Two-Three, Big Breath - Go!"  Method. Hope to see it deployed a little more often in the kitchen department :-)