Sunday, March 29, 2009

MEDITAZIONE 6 - a cura di Lia Camporesi

La concettualizzazione è l'ostacolo maggiore che si frappone fra noi ed il nostro sè. Tutti i preconcetti, i riti, le abitudini hanno formato delle sovrastrutture nel nostro modo di vivere che nemmeno ci accorgiamo più di vivere in maniera non autentica e falsa. Dobbiamo allora uscire dalla "caverna della concettualizzazione", come dicono i Maestri zen per purificarci da tutti quegli inquinamenti emotivi ed immergerci in quella meditazione profonda che ci permette di aumentare il livello di consapevolezza della nostra vita che ci porta verso l'unità dell'uomo (emozioni, sentimenti, pensieri, razionalità, inconscio e spirito) con se stesso, gli altri,  lo Spirito. 

Nell'uomo c'è molto di più del conscio e dell'inconscio: c'è un'area di mistero che i buddisti chiamano "natura del Buddha"; gli indù Atman o Brahman; gli ebrei chiamano "immagine di Dio"; i cristiani orientali "energia increata"; i cristiani dicono che l'uomo è "in-abitato" dalla Trinità ed i  mistici di tutte le scuole parlano del "fondo" o del "centro" dell'anima, del vero io, del vuoto, delle energie cosmiche. Ed è lì che la meditazione vuole portarci. Il primo passo abbiamo detto che è la pacificazione del corpo perchè solo un corpo rilassato permette il secondo passo che è la pacificazione emozionale (le emozioni negative devbbono venire controllate prendendone coscienza ed osservandole in modo distaccato). Il terzo passaggio è la pacificazione mentale che è la più difficile perchè la mente penetra in ogni attività sia a livello fisico che emotivo e si identifica con essi. Ottenuto il silenzio della mente ed avendo calmato il corpo e le emozioni, si potrà arrivare alla meditazione vera e propria. La pratica della consapevolezza è la pratica ascetica più difficile, ma anche la più importante perchè si tratta di interrompere continuamente l'appagamento dell'ego dato che la persona consapevole non si limita a scorrere con il flusso dell'abitudine e non permette che la propria consapevolezza appunto segua questo corso arbitrario che impedirebbe di penetrare nel profondo del proprio sè. Quindi ci si allontana dall'ego e pertanto non siamo più dominati da una mentalità egositica ma aperti all'esperienza ed agli altri. 

La nostra pratica è stata l'ascolto del nostro corpo ed attenzione all'intelligenza del corpo, del suo funzionamento che avviene senza la nostra volontà, senza che intervenga il nostro ego e ci siamo allora domandati chi è che fa funzionare il mio corpo? Che cos'è il mio corpo? Che cos'è una sensazione? C'è un'intelliganeza cellulare del nostro corpo? C'è una sua saggezza? Chi lo fa funzionare è un'energia, è l'energia della vita che alcuni chiamano "prana", altri "ruah" oppure respiro cosmico o physis, o forza della natura. Non importa il nome: è un'energia intelligente che funziona ad un ritmo molto lento e legata al silenzio. E poi ci siamo fermati su una parte del corpo o sul respiro cercando di "sentire" quella parte del nostro corpo ed ascoltare quello che ci dice.

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